Villa Morosini: già dimora del Doge di Venezia Francesco Morosini
Francesco Morosini è l’unico doge ad essere celebrato nel Palazzo Ducale di Venezia nell’Arco di Trionfo, posto nella Sala dello Scrutinio dove è presente una delle versioni dell’Allegoria del Merito che lo celebra come Doge e come comandante generale da Mar. Una versione identica dipinta sempre da Gregorio Lazzarin è pure presente in Villa.
Villa Morosini, una delle più belle e importanti Ville Venete del Polesine, è situata sotto l’argine sinistro del fiume Po, a circa un chilometro dal borgo di Polesella, in provincia di Rovigo e ad appena 20 km dalla città di Ferrara.
Villa Morosini è diventata, negli anni, una meta turistica e culturale apprezzata e di nicchia grazie alla collezione permanente che qui viene ospitata ma anche alle numerose mostre d’arte che qui, periodicamente, vengono allestite.
Un capolavoro dell’architettura antica, sapientemente recuperato grazie ad un restauro conservativo che ha permesso di valorizzare e recuperare gli elementi caratteristici della dimora di campagna.
Fu Pietro Morosini, padre di Francesco Morosini, uno dei Dogi più famosi di Venezia, a commissionarla per utilizzarla come residenza estiva e, all’occorrenza, come base per le sue attività fondiarie e commerciali.
La sua costruzione è attribuita all’architetto Vincenzo Scamozzi, allievo del Palladio, di cui completò il Teatro Olimpico a Vicenza (il primo Teatro coperto al Mondo). I lavori iniziarono alla fine del XVI secolo, recuperando una vecchia dimora ferrarese del XV secolo.
A colpire è la facciata neoclassica della Villa che, originariamente, prima della costruzione dell’argine di protezione, guardava il Po.
Caratteristica principale della facciata è il finto pronao aggettato con quattro colonne ioniche e il timpano triangolare della originaria costruzione, sormontato poi da uno circolare realizzato a seguito della trasformazione della villa da classica a barocca.
Il visitatore accede poi al piano nobile salendo un’ampia scalinata delimitata da colonne doriche. Tutto ciò è realizzato con pietra tenera di Vicenza ossia con una pietra che esalta la bellezza della facciata stessa.
La posizione strategica della Villa permetteva ai Morosini di raggiungere agevolmente il Po e di risalire fino a Venezia, ma anche di sfruttare il corso d’acqua più importante d’Italia per i propri commerci o per farsi raggiungere dagli ospiti.
Il parco che circonda la Villa è delimitato da una mura di cinta con 2 torrette di osservazione e, ieri come oggi, era un luogo di svago e di scambio, un posto in cui Morosini organizzavano feste, spettacoli e incontri.
All’interno, conserva ancora gli affreschi, stucchi e marmi di pregio, voluti dal Francesco Morosini (detto il Peloponnesiaco) e recuperati nel lungo restauro. La parte affrescata è attribuita a L. Dorigny mentre i marmorini aggettati sono attribuiti a F. Parodi. Questi artisti hanno lavorato per l’altro palazzo del Morosini (Cà Zenobio, oggi Palazzo degli Armeni ai Carmini a Venezia) oltre che per altre chiese e Palazzi nel Veneto. Entrambi erano collaboratori dell’Arch. Antonio Gaspari, proto di Francesco Morosini al suo rientro da Candia, al quale è attribuita la trasformazione della villa da classica a barocca.